L’ortensia è una specie floreale diffusa in quasi tutto il mondo; originaria dell’Asia e dell’Africa, venne scoperta nel 18° secolo e catalogata con il nome di Hydrangea (è la denominazione utilizzata per la prima volta nel 1753 da Linneo). Il nome volgare “ortensia”, invece, deriva dalla denominazione coniata da Philibert Commerson negli anni Settanta del Settecento (Hortensia); il naturalista francese aveva scoperto una specie diversa; ciò nonostante, vennero entrambe inserite nella stessa famiglia (Hydrangeaceae). La maggior parte delle varietà di ortensia cresce soprattutto in Asia (Giappone, Cina, Corea e Birmania) ma, grazie alla notevole resistenza che la caratterizza, questa specie è in grado di proliferare anche in regioni diverse.
Le ortensie hanno un aspetto peculiare e ben riconoscibile; le infiorescenze non sviluppano petali ma sepali, raccolti in una corona formata da un gran numero di piccoli fiori; alcuni di questi sono sterili, altri sono fertili. Il colore dei sepali dipende dall’acidità del suolo: la maggior parte delle specie presenta infiorescenze di colore bianco mentre quelle della varietà H. macrophylla possono essere blu, rosa o viola; ciò è dovuto al PH del terreno. Se il suolo è acido, le infiorescenze tendono a diventare blu mentre se è basico o alcalino (ossia con pH superiore a 6), il colore delle infiorescenze si avvicina al rosa.
Le ortensie possono raggiungere un’altezza compresa tra uno e tre metri (alcune varietà crescono fino a 30 metri); nel novero delle piante di genere Hydrangea, infatti, rientrano più di una settantina di specie, alcune delle quali hanno un portamento arbustivo.
Le ortensie sono piante robuste e resistenti, in grado di adattarsi con successo a svariate condizioni ambientali. Prediligono l’ombra ma sono in grado di proliferare anche in zone caratterizzate da una costante esposizione solare nell’arco della giornata. Le condizioni indispensabili affinché questo tipo di pianta possa crescere bene sono due:
Per quanto riguarda il fondo in cui mettere a dimora le ortensie, è preferibile optare per un terreno ‘grasso’, ossia ricco di humus e nutrienti. Questo tipo di pianta, infatti, difficilmente prospera in terreni poveri o prevalentemente sabbiosi; ragion per cui, è bene arricchire il suolo con torba acida e ‘additivi’ naturali, come i residui di potatura o materiale simile, meglio se triturato, così da cospargerlo sul terreno alla stregua di un fertilizzante naturale.
Come già accennato, le ortensie sono molto resistenti; non temono l’esposizione solare prolungata e, al contempo, sono in grado di resistere anche a temperature particolarmente rigide (fino a 6° o 7° sotto zero).
La potatura delle ortensie, infine, come si legge sul portale specializzato MyGreenHelp, non è obbligatoria; è sufficiente, a fine inverno, rimuovere eventuali rami e infiorescenze secchi, così come gli steli più deboli. È buona abitudine tagliare circa un terzo degli steli e dei rami più vicini al suolo (a non più di 7 cm) quando la pianta ha raggiunto i cinque o sei anni di età; in tal modo, si migliora la circolazione dell’aria e si favorisce uno sviluppo più vigoroso dell’intera pianta. Alcune varietà di ortensia perdono i fiori secchi con l’arrivo del freddo invernale; in altre, invece, resistono più a lungo: il consiglio è di non reciderli subito ma di attendere l’arrivo della primavera, così che l’infiorescenza preesistente protegga lo sviluppo dei nuovi germogli.
Le principali minacce alla salute delle ortensie sono costituite da alcune specie di afidi e da alcune patologie comuni ad altre specie, come l’oidio e la botrite.
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