Quando parliamo di una muratura armata antisismica, ci riferiamo ad un sistema di costruzione molto semplice, di cui ci possiamo avvalere nel caso volessimo edificare un edificio in grado di resistere in caso di terremoto.
Questa metodologia, ha subito diversi cambiamenti con il passare degli anni e con l’evoluzione dei materiali impiegati e del progresso tecnologico.
La muratura armata antisismica, è un particolare tipo di laterizio armato, ovvero una muratura di tipo portante che possiede un sostegno di rinforzo per aumentare la capacità dell’edificio ed incrementarne la resistenza e la duttilità.
Nel caso si voglia procedere alla creazione di una muratura armata antisismica, il lavoro consiste nel prendere un pannello classico prodotto con del laterizio portante, nel quale andranno inseriti dei pilastri in acciaio che attraverso dei punti specifici aderiranno perfettamente alle pareti, e si procede poi, con l’installazione di barre orizzontale che andranno poste nel legante secondo degli schemi prestabiliti.
In questo modo verrà garantita la resistenza della struttura in caso di terremoto, soprattutto se dovessero manifestarsi:
–sollecitazioni flettenti: in seguito ad un movimento di questo genere si muove la struttura posta alla base della costruzione;
–sollecitazioni taglianti: qualora il movimento derivi da un impatto che si diffonda dall’elemento strutturale alle varie pareti.
La muratura armata è utilizzata proprio per via della sua resistenza ad ogni tipo di sollecitazione, ed il tutto può essere ancora migliorato, ricorrendo all’inserimento di un rinforzo realizzato in acciaio.
Questa armatura di rinforzo può essere di tipo verticale, che va a conferire maggiore resistenza attraverso una capacità pressoria che si occupa di andare a rinforzare le varie pareti dell’edificio; oppure di tipo orizzontale quando le varie barre svolgono la loro funzione attraverso delle staffe poste sugli elementi realizzati in calcestruzzo armato, in modo che le sollecitazioni possano venire assorbite completamente.
Tutto ciò può verificarsi solamente nel caso in cui la muratura sia resistente alla compressione.
Occorre quindi realizzare degli elementi che siano effettivamente in grado di rispondere alla proprietà della duttilità, che è conosciuta per esigere un’alta resistenza del blocco in laterizio ed una grande capacità della deformazione dell’elemento legante.
La risposta è sì.
Oggi esiste un ampio sistema di ammortamento delle pareti ortogonali.
Si ricorre a sovrapporre in maniera sfalsata, i blocchi che sono uniti dell’armatura d’angolo, in modo da rendere l’involucro il più resistente possibile.
Queste connessioni prendono il nome di connessioni d’angolo e connessioni a T.
Nel primo caso la realizzazione avviene tramite dei cicli che sono a loro volta suddivisi in più corsi.
Ogni ciclo è formato da quattro corsi: il primo ciclo corrisponde a quello della partenza, e vede un avanzamento delle barre verticali fino al raggiungimento dell’ultimo corso.
Le connessioni a T invece, vedono una naturale estensione del giunti ad angolo, che possiedono una rigidità tale che può essere trasmessa a qualsiasi elemento strutturale.
La posa dei blocchi effettuata con l’acciaio per conferire più resistenza, segue appunto quest’ultimo tipo di schema.
Le connessioni che interpellano le fondazioni ed i solai sono di tipo classico e sono presenti anche nel settore della muratura ordinaria.
Grazie alla presenza delle barre in acciaio verticali che offrono un sostegno, l’armatura richiede il collegamento alle fondazioni tramite la cosiddetta tecnica delle barre post installate.
Grazie a questa metodologia, sarà più facile andare a collocare le barre e si riuscirà ad effettuare una riduzione dei problemi relativi alla sicurezza nel mettere in atto certi interventi.
Per quanto riguarda il collegamento al solaio, le barre subiscono il medesimo trattamento che viene rivolto ai pilastri, che consiste nel ripiegamento del cordolo al fine di consentire una corretta trasmissione della decompressione superiore.
La progettazione della muratura armata antisismica, deve avvenire sulla base di un progetto, che prende in esame questi punti:
• il reale rischio sismico della zona nella quale si intende intervenire;
• l’intensità dei terremoti che potrebbero superare la forza prevista dalla normativa del settore;
• si procede a ipotizzare una struttura molto resistente per far sì che non si incorra in ulteriori costi di ristrutturazione e di manutenzione periodica;
• si procede a realizzare un piano che preveda un edificio che risulti in grado di resistere anche a terremoti estremamente violenti che tendono a ripetersi anche nella durata di brevi intervalli.
Tra i materiali più impiegati per via della loro comprovata resistenza, troviamo il ferro ed il cemento.
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