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Ischia, attraente isola flegrea

È attraente l’aggettivo che meglio definisce l’esperienza che gli avventori hanno dell’isola più grande e visitata dell’arcipelago flegreo. I pregi di Ischia non fanno discostare di molto il momento della vacanza da quella che può essere l’idea di perfezione nell’ambito delle destinazioni di viaggio. Le acque termominerali e marine, la trama del passato e i prodotti tipici, la cultura dell’accoglienza, sono tutte caratteristiche che concorrono al soddisfacimento dei bisogni di relax e divertimento del turista.

Il termalismo affonda le sue radici almeno nell’antichità greco-romana e, date le molteplici sorgenti naturali, è attualmente l’attrattiva di punta godibile in tante stazioni termali e alberghi dell’isola d’Ischia. Le peculiarità geologiche del luogo consentono alla pioggia di infiltrarsi nelle faglie fino alle calde rocce sotterranee, per poi riemergere impreziosita dalle proprietà termiche e minerali della terra. L’acqua termale, così originatasi, viene quindi adoperata per la cura, la prevenzione e la promozione della salute, per rilassarsi e come elisir di bellezza.

È possibile immergersi nelle piscine, nel verde di parchi e giardini, come anche nel mare, da spiagge, scogli e barche, tutt’intorno all’isola. Dal Lido di Ischia, alle spiagge di Citara e San Montano, passando per quella dei Maronti, ma anche in tante altre baie, si troveranno lettini, sedie a sdraio e ombrelloni intervallati dai tratti di sabbia fine dove poter stendere liberamente il proprio telo.

Rifocillarsi sarà più che il semplice soddisfacimento di un bisogno, per il sublime appagamento del palato che la cultura enogastronomica locale sa concedere. Non solo coniglio all’ischitana e pescato tirrenico, ma anche l’intero assortimento degli ortaggi. Nella feconda campagna se ne coltivano da fiore (carciofi e asparagi), da frutto (pomodori, melanzane e zucchine), da seme (legumi), da radice (ravanelli), da fusto (finocchi e sedano), da foglia (insalate), da tubero (patate), da bulbo (aglio e cipolla). Abbondano anche gli alberi da frutto come limoni, mandarini, aranci e olivi; non mancano fichi, peschi, ciliegi, meli, corbezzoli, melograni. Ma la pianta che condiziona il paesaggio è la vite, qui coltivata fin dai tempi degli etruschi e valorizzata dai greci.

Nonostante i progressi delle attrezzature e delle tecniche, a Ischia la viticoltura è ancora quella eroica, a causa dell’ambiente montuoso in cui si trovano i vigneti, che per essere lavorati necessitano di tanta fatica, tutta a mano, a spalla e… a zappa. Senza dimenticare il lavoro di terrazzamento con i muri a secco. Ma il risultato è sorprendente. Solo per citare le varietà più titolate di vitigno, Biancolella e Forastera per il vino bianco, e Piedirosso per il rosso. I primi due, miscelati in percentuali

categoriche, e l’anche detto Per’ e Palummo con il Guarnaccia, in entrambi i casi da soli o con altre uve a chilometro zero, generano vini con denominazione di origine protetta. Con altre uve ischitane vengono vinificati anche prodotti con indicazione geografica tipica.

Nel museo archeologico di Pithecusae, dall’antico nome dato all’isola d’Ischia dai greci che vi si insediarono nel 770 a.C., è osservabile la Coppa di Nestore, un importante reperto ritrovato nella necropoli di Lacco Ameno dall’archeologo Giorgio Buchner. Sul vaso per bevande, all’epoca importato, è inciso il più datato esempio di versi scritti in alfabeto, che sottolineano allo stesso tempo la bontà dell’alcolico nettare e l’inevitabile attrazione per Afrodite, la dea dell’amore, che questo comporterà. Dagli scavi eseguiti nel più antico stanziamento greco del versante occidentale del Mediterraneo sono venuti fuori anche vasi prodotti in loco, come il cosiddetto Cratere del Naufragio, vaso di ceramica, che veniva usato per servire acqua e vino ai banchetti, con decorazione pittorica figurativa. Nella sede museale si può visitare, oltre ai tanti altri ritrovamenti archeologici di epoche precedenti e successive, il Giardino di Villa Arbusto, con magnifici alberi, arbusti e piante esotiche, tripudio di tinte e fragranze.

Carlo Alberto Bello

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