Riconoscere i sintomi di un infarto silenzioso significa riuscire a ridurre il rischio di morte. È importante per sé stessi e per i propri cari.
Le persone faticano ad accorgersi di un attacco di cuore scambiando i sintomi per problemi meno gravi oppure non riconoscendo i segnali che il corpo invia. Dobbiamo cambiare modo di ascoltare l’organismo prima che sia troppo tardi.
Il nostro corpo invia campanelli d’allarme quando il meccanismo perfetto che ci fa stare in salute si inceppa. Può accadere per un banale motivo – come un’influenza – oppure per cause più gravi – come un tumore. Può succedere che i segnali siano molto visibili e forti oppure che si presentino in modo molto lieve, quasi impercettibili. Proprio in questo secondo caso occorrerà prestare maggiore attenzione.
Non è detto, ad esempio, che l’infarto si manifesti con forte dolore la petto che si irradia per tutto il braccio destro oppure con mancanza di respiro. Questi noti sintomi potrebbero non comparire oppure manifestarsi lievemente tanto da far pensare ad un’indigestione o ad un dolore ai muscoli toracici. Siamo in presenza di un attacco di cuore silenzioso, meno evidente ma ugualmente pericoloso.
In generale l’infarto avviene quando le arterie che trasportano il sangue al cuore si bloccano facendo mancare ossigeno e sostanze nutritive al muscolo cardiaco. Se questo blocco avviene senza particolari avvisaglie si è in presenza di un infarto silenzioso. Il soggetto potrebbe sentirsi affaticato o avvertire una sensazione di indigestione senza associare il malessere ad un attacco di cuore. Eppure questa manifestazione silente avviene nel 20/25% dei casi riscontrati.
I fattori di rischio sono l’età, il diabete, l’anamnesi familiare, la pressione sanguigna elevata, il sovrappeso, il colesterolo cattivo alto, la sedentarietà, il fumo o un pregresso infarto. Alla base dell’infarto silenzioso potrebbe esserci un’alta soglia del dolore da parte di chi lo subisce, la presenza di malattie renali croniche o di diabete che smussano i nervi trasportatori di impulsi del dolore oppure l’ischemia cardiaca. Possono giocare un ruolo importante anche l’età e il sesso (over 75) o semplicemente il fatto che i fastidi causati sono minimi.
In alcuni casi si può scoprire di aver avuto un infarto silenzioso a distanza di settimane o mesi e solo effettuando esami come l’ecocardiogramma, l’elettrocardiogramma, una scansione TC o una risonanza magnetica. Nessun sintomo, dunque, deve essere sottovalutato soprattutto in presenza dei fattori di rischio. Alcuni di questi, comunque, possono essere ridotti con semplici accorgimenti come esercizio fisico, alimentazione sana e niente più sigarette.
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