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Cosa serve sapere prima di installare un ascensore in condominio

L’installazione dell’ascensore in condominio è diventata obbligatoria con la legge del 9 gennaio 1989 per tutti gli edifici con almeno 3 piani fuori terra. La maggior parte degli immobili in Italia è stato però costruita prima dell’entrata in vigore della legge e questo ha portato a una serie di conseguenze nell’installazione di ascensori in edifici già esistenti. Spesso ci si scontra infatti con la normativa e con le esigenze dei singoli condomini e trovare un punto di incontro risulta molte volte difficile.
Il consiglio è di informarsi su tutti gli aspetti burocratici e pratici per progettare un intervento che possa mettere tutti d’accordo.
Ecco cosa serve sapere prima di installare un ascensore in condominio.

Ascensore in condominio: la normativa

Per installare un ascensore in condominio a regola d’arte è fondamentale partire dalle indicazioni fornite dalle norme. Come abbiamo anticipato, la legge di riferimento è la numero 13 del 1989, che dispone tutte le indicazioni per favorire l’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici privati.
Per scegliere l’ascensore, è utile verificare innanzitutto

cosa prevede la normativa rispetto alla dimensione minima di un ascensore condominiale. Nell’articolo 8 del decreto su citato sono infatti descritte nel dettaglio le misure minime, sia per gli edifici di nuova costruzione sia per l’installazione in strutture già esistenti. È un tassello importante per valutare innanzitutto la fattibilità del progetto e avere un’idea iniziale delle spese necessarie per la realizzazione dell’impianto.
per capire come regolarsi nei casi in cui ci sia opposizione da parte di alcuni condomini al progetto, è utile fare riferimento anche alle recenti ordinanze della Cassazione. L’ordinanza num. 10850 dell’8 giugno 2020 sancisce ad esempio che se viene installato un ascensore ex novo dopo la costruzione dell’edificio a spese solo di alcuni condomini la proprietà è di coloro che lo hanno finanziato, dando vita ad una sorta di proprietà comune parziale. Qualora i condomini che non hanno partecipato al progetto iniziale decidessero in un secondo momento di aderire all’opera, dovranno versare la loro quota e potranno rientrare nella proprietà.

Ascensore in condominio: quando non si può installare

L’installazione di un ascensore condominiale in edifici già presenti, può essere in alcuni casi bloccata, con l’apporto di documenti validi per sostenere le tesi di opposizione.
Ci si può opporre ad esempio se l’ascensore in condominio può pregiudicare la stabilità dell’immobile, se ne compromette l’estetica, soprattutto se ci si trova in edifici storici o se l’ascensore non consente il godimento delle parti comuni, anche solo ad uno dei condomini. Bisogna però tenere conto del fatto ci sono delle priorità che superano qualsiasi ragione di opposizione, come l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Ascensore in condominio: la ripartizione delle spese

L’installazione dell’ascensore in condominio viene stabilita tramite assemblea, convocata dall’amministratore entro 30 giorni dalla richiesta della realizzazione del progetto.
Se l’intervento ha l’obiettivo di eliminare le barriere architettoniche, basta il voto della maggioranza, equivalente almeno alla metà del valore dell’immobile. Le spese vengono ripartire tra i condomini che partecipano al progetto con una quota proporzionale al valore di ciascuna proprietà, stabilita in millesimi.

Ascensore in condominio: i bonus

Per l’installazione di un ascensore in condominio, sono disponibili diversi bonus edilizi. È stato ad esempio prorogato fino al 2025 il bonus barriere architettoniche, che consente di avere un rimborso Irpef del 75% per l’installazione di ascensori e servoscala e per la realizzazione di opere per eliminare gli ostacoli strutturali degli edifici e favorire l’accesso alle persone con disabilità o con problemi motori.
Nel caso in cui nell’edificio siano in corso altri lavori di riqualificazione, l’installazione dell’ascensore può inoltre rientrare negli interventi trainati del Superbonus.

Carlo Alberto Bello

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