Salute e Benessere

Appendicite: cos’è, sintomi e cosa fare

L’appendicite è una comune infiammazione di un diverticolo, chiamato appendice vermiforme, che è collegato all’intestino crasso. Ogni anno, questa patologia colpisce lo 0,2 % della popolazione, con una prevalenza maggiore nella popolazione maschile occidentale, probabilmente a causa del binomio vita sedentarie e dieta poco equilibrata.

Secondi gli esperti, il diverticolo appendice non ha nessuna importante funzione nell’uomo, tuttavia, quando questo è soggetto ad un’infiammazione, può comportare dei danni per la salute dell’intero organismo. Solitamente, comunque, a soffrire di appendicite sono i giovani e i giovanissimi, mentre i casi di infiammazione in età adulta sono davvero pochi.

Quali sono i sintomi di un’appendicite

Per poter comprendere se si soffre di appendicite o se si è di fronte ad un episodio di appendicite, occorre innanzitutto sapere se l’appendicite destra o sinistra. Successivamente, è bene iniziare a controllare i sintomi presenti e, senza farsi prendere dal panico, poiché l’appendicite è un’infiammazione curabile, confrontarli con quelli tipici della patologia.
In particolare, coloro che soffrono di appendicite manifestano nella quasi totalità dei casi i seguenti sintomi:

  • Senso di malessere generale, caratterizzato da episodi febbrili con temperature non eccessivamente alte;
  • Dolori addominali, che si localizzano per lo più nella zona circostante l’ombelico.

Questi sintomi, tuttavia, compaiono negli stadi iniziali dell’infiammazione; successivamente, invece, in un lasso di tempo compreso tra le 12 e le 24 ore dalla comparsa dei primi sintomi se ne associano degli altri, molto più tipici per la patologia, che sono:

  • Dolore, non più localizzato alla zona ombelicale, ma spostato nella zona inferiore, in prossimità della fossa iliaca, cioè tra l’ombelico e l’osso dell’anca, nell’esatta posizione anatomica dell’appendice;
  • Disturbi gastrointestinali, vomito e, specialmente nel bambino, scariche diarroiche che precedono una fase di arresto nell’emissione di feci. Sebbene i sintomi gastrointestinali siano associati all’appendicite, comunque, sono caratterizzati da una certa variabilità interpersonale, quindi non sono sempre presenti;
  • Assunzione di posizioni antalgiche. Si tratta di posizioni che il soggetto malato assume per diminuire il suo dolore; di solito, sono la posizione fetale, quella sdraiata oppure la flessione delle cosce sul bacino. Quando si assumono queste posizioni significa che il dolore ha raggiunto degli alti picchi di intensità, tali da renderlo insopportabile.

Ci sono, poi, anche dei sintomi aggiuntivi, che possono comparire o meno in caso di appendicite, essi sono:

  • Aumento del dolore all’emissione di colpi di tosse, movimenti e respiri profondi;
  • Estese fitte alla gamba;
  • Irrigidimento della parete addominale;
  • Presenza di dolore non all’altezza della fossa iliaca, ma nella regione inguinale o in quella lombare o nella parte superiore destra dell’addome. In tutti questi casi è bene fare molta attenzione a non sottovalutare la possibile presenza di appendicite.

Cosa fare in caso di appendicite

L’appendicite non è un’infiammazione curabile in casa. Alla comparsa dei sintomi di appendicite si deve andare dal medico, di condotta, se disponibile subito, o al pronto soccorso, senza perdere nemmeno un minuto di tempo. La diagnosi di appendicite, per un medico, non è difficile, pertanto, subito dopo la visita, verrà stabilita la cura da seguire.

In attesa del parere medico, comunque, è preferibile evitare la somministrazione di antidolorifici poiché possono alterare l’esito di alcuni esami e confondere le acque della diagnosi. Quindi, in questa delicata fase, è bene seguire il parere degli esperti.

In alcuni casi, l’appendicite viene curata con la somministrazione di un antibiotico, ma quando questo non ha più possibilità di successo, si opta per un intervento chirurgico di appendicectomia. L’intervento può essere eseguito in laparoscopia, così da permettere un rapido recupero, e prevede l’impiego di un’anestesia generale.

A seguito dell’intervento, il paziente viene lasciato a digiuno per un tempo che va dalle 24 alle 72 ore, durante il quale viene somministrata una terapia idratante, di solito associata ad una profilassi antibiotica. Di norma, il paziente viene dimesso dall’ospedale dopo un paio di giorni dall’intervento, ma per ottenere un completo recupero è importante aspettare il trascorrere di almeno una settimana, ma talvolta anche due.

Carlo Alberto Bello

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